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venerdì 3 agosto 2007

Usa,West Coast!!!!!!!!!!!!! (Viaggio di Mary e Max)

Data del viaggio Agosto 2003, Usa West Coast

Mi chiamo Massimiliano e da anni, io e la mia amata moglie Mari, trascorriamo le vacanze estive facendo viaggi all’estero. Il nostro tour più appassionante è stato sicuramente quello nella West Coast Usa, dove abbiamo visitato alcuni tra i parchi nazionali più famosi e vissuto la classica vacanza "on the road", assaporando il senso di libertà e la grandezza di un paese come gli stati uniti.

5 Agosto – Torino & Los Angeles – Levataccia alle 4,00 per partire alle ore 7,00 da Torino Caselle e giungere a Los Angeles, facendo scalo ad Amsterdam con la compagnia KLM. Arriviamo alle ore 16 (locali) e, dopo aver sbrigato le lunghe formalità aeroportuali, passiamo a ritirare la vettura a noleggio, presso l’ufficio Alamo in aeroporto. Il tempo di familiarizzare un po’ con la macchina, una “Alero” con cambio automatico e c’immergiamo nel traffico di Los Angeles, per concederci un breve giretto a Venice Beach. Notiamo immediatamente che, negli incroci, i semafori non sono posti all’altezza della linea d’arresto, bensì a centro crocevia; quindi contrariamente alle nostre abitudini, dobbiamo prestare molta attenzione alla segnaletica di terra per evitare incidenti.Una passeggiata, respirando a pieni polmoni la frizzantina brezza oceanica, è sufficiente per completare questa giornata interminabile, che si conclude con una cena a base di hamburger e patatine e il meritato riposo, in un albergo della catena super otto che avevamo prenotato dall’Italia.
6 Agosto – Joshua Three National Park - Avendo ancora il “fuso” italiano ci svegliamo di buon’ora e, prima di incamminarci verso il parco nazionale di Joshua Three, assaporiamo una tipica colazione americana, a base di plum kake e sciroppo d’acero. Imbocchiamo l’Highway 10 e in un paio d’ore siamo nella zona di Palm Springs dove, in mezzo al deserto della California meridionale, sorgono numerose ville di personaggi famosi. La giornata scorre veloce e, dopo un saporito pranzetto in un ristorante “on the road”, la nostra Alero con cambio automatico, (una consuetudine negli states), imbocca il percorso del parco di Joshua. Lo spettacolo che si presenta ai nostri occhi è davvero unico: un immenso deserto di rocce e sabbia, punteggiato qua e là da alberi dalle forme più strane!Qualche cartello stradale c’invita ad osservare i limiti di velocità, (nei parchi americani non si possono superare le 15 miglia orarie), tenere sotto controllo il carburante (all’interno del parco non esistono stazioni di servizio) ed infine evitare comportamenti che possano favorire lo sviluppo d’incendi. Confortati dall’ottimo condizionatore della nostra vettura godiamo il meraviglioso panorama viaggiando con calma, percorrendo il tracciato che attraversa la distesa da ovest ad est verso l'uscita. Riprendiamo l’Highway 10 verso est e ci apprestiamo a concludere la giornata a Blythe, un piccolo centro formato da alcuni motel e distributori di carburante, sorti strategicamente intorno ad un crocevia.Qui un ottimo motel super otto ci accoglie nel migliore dei modi e c’introduce ad un sonno profondo!
7 agosto – Verso il Grand Canyon - Intorno alle otto, dopo una discreta colazione in stile californiano, riprendiamo il cammino verso nord, imboccando l’Highway 95 per avvicinarci alla tappa successiva, il mitico Grand Canyon.
Un’oretta di cammino indisturbati con tutta la strada a nostra disposizione e c’immettiamo nell’highway 40 in direzione est. Intorno alle 14 circa raggiungiamo il paesino montano di Williams dove il clima è notevolmente più fresco e gradevole. Lungo la famosissima route 66 ci fermiamo a gustare un’ottima T-Bone Steak, entrando per la prima volta in una tipica Steak House americana.
La stanchezza prende il sopravvento e, un grazioso motel super otto, c’invita ad un pisolino pomeridiano che si protrae indisturbato fino alle tre del mattino seguente.
8 Agosto – Il Grand Canyon - Ristorati dal lungo sonno, decidiamo di percorrere le ottanta miglia che ci separano dal Grand Canyon per gustarne l’alba, consapevoli che tutti i parchi nazionali americani sono aperti 24 ore.La possibilità di visitare queste meraviglie in qualunque momento, dimostra il senso di libertà che si respira negli states.
Alle prime luci dell’alba abbandoniamo l’Highway 64 entrando nella 180, che ci porta fin dentro il parco a quota 2200 metri.
Alle sei del mattino siamo al grand view point a 2256 metri. I primi raggi di sole illuminano una distesa sconfinata di canyon, aprendo ai nostri occhi una meraviglia che la natura ha creato nel corso di migliaia d’anni. Quelli che un tempo erano abissi di un oceano, sono diventati terre emerse che, l’azione dei venti e il fiume Colorado, hanno modellato implacabilmente.
La mattinata prosegue con una colazione americana, l’acquisto di qualche souvenir al Grand Canyon Village e la visita d’altri punti panoramici, avvalendoci di una navetta gratuita per i turisti. Intorno a mezzogiorno la temperatura diventa alta e decidiamo di fare una sosta prima di riprendere il cammino con l’automobile.
Un paio d’ore di tragitto verso est sull’Highway 64 e raggiungiamo il piccolo centro abitato di Cameron. Ne approfittiamo per fare rifornimento e mangiare qualcosa nell’unico ristorante disponibile. L’Highway 89 ci attende in direzione nord per raggiungere entro sera la città di Page, nel cuore dell’Arizona.
Percorriamo un deserto di sabbia e canyon tinteggiati di rosso mentre le nubi, sempre più minacciose, creano un’atmosfera davvero affascinante. Una breve sosta presso alcune bancarelle indiane on the road, ci permette di scattare alcune fotografie e ammirare lo stupendo panorama.
Giungiamo a Page, città simbolo dell’Arizona per la mastodontica centrale idroelettrica sul lago Powell. Il lago, creato artificialmente dall’azione umana, (che ha interrotto con una diga il corso del fiume Colorado), ha fatto nascere un paesaggio, definito “Canyonlands”, formato da canyon immersi nelle sue acque. Il tempo di cercare e trovare un ottimo motel super otto per trascorrere la notte e ci precipitiamo in periferia per visitare la diga. Qui ci aspetta un affascinante tramonto che colora d’arancione i canyon sulle acque cristalline del lago.
9 Agosto – Monument Valley National Park - Il nuovo giorno inizia di buon’ora con la ricerca di un locale dove fare colazione. La sonnolenta Page non ci aiuta, offrendoci però un susseguirsi di chiese di religioni diverse, perfettamente integrate fra loro! Decidiamo allora di ripartire per dirigerci verso sud sull’ Highway 98, per trasferirci alla Monument Valley. Ben presto iniziamo ad intravedere un paesaggio nuovo, formato da distese erbose interrotte, qua e là, da picchi di roccia rossa. Qualche chilometro dopo aver imboccato l’Highway 160 raggiungiamo il piccolo centro abitato di Kayenta, all’interno della riserva indiana Navajo. Qui ci attende un tipico ristorante indiano dove facciamo colazione e proviamo la sensazione che, da un momento all’altro, possa sedersi accanto al nostro tavolo il mitico John Wayne. Ormai siamo alle porte della Monument Valley e, gli ultimi chilometri che ci separano dall’ingresso del parco, sono uno stupendo preludio di quello che ci attende; la strada taglia in due un paesaggio da cartolina con le creste di roccia che spuntano dal terreno come funghi. Il percorso dentro il parco è tortuoso, tuttavia la nostra macchina se la cava egregiamente e percorriamo senza problemi i sentieri che hanno caratterizzato innumerevoli film western. Il tempo scorre veloce e solo l’appetito crescente ci ricorda che abbiamo superato mezzogiorno e ci conviene riprendere il cammino sull’Highway 191 in direzione nord, poiché Moab è piuttosto lontana.
L’Arizona non smette di stupirci: dopo mezz’ora circa giungiamo a Mexican Hat, un centro abitato di poche anime in mezzo al deserto che prende il nome da una grossa roccia a forma di capello messicano! Ne approfittiamo per scattare alcune fotografie e controllare il percorso sulla cartina. Percorrendo la strada per Moab e l’Arches National Park, il paesaggio intorno a noi inizia a mutare, offrendoci sempre più spesso formazioni rocciose con archi naturali, preludio di ciò che avremmo ammirato in seguito all’interno del parco. A pochi chilometri da Moab una gigantesca scritta “Hole in the rock” cattura nuovamente la nostra attenzione: gli americani hanno trovato il modo di costruire dei bungalow dentro i blocchi di roccia.
Stremati e affamati giungiamo a Moab, una splendida cittadina dello Utah ai piedi del parco nazionale Arches. Fortunatamente il fuso orario ci aiuta: gli spostamenti a est ci fanno guadagnare un’ora e quindi siamo ancora in tempo per fare un ottimo spuntino. Intravediamo un ristorante con un parcheggio annesso e vi entriamo con la macchina. Il tempo di individuare un posto libero e puntarlo, che un tipico fuoristrada americano dai vetri scuri ci piomba addosso in retromarcia! Il botto che ne scaturisce ci fa temere il peggio. Increduli scendiamo per verificare i danni e, sorprendentemente, la nostra Alero ha solo il cofano leggermente bombato: nessun danno ai proiettori e all’impianto di condizionamento! Un pensionato, dall’aria stanca e distratta, si avvicina scusandosi per l'incidente, noi invece preferiamo chiamare un agente per denunciare l’accaduto all’assicurazione dell’Alamo. Il poliziotto ci chiede i documenti e sorvola sul fatto che il pensionato non abbia con sé la patente; inoltre rifiuta di mettere per iscritto l’accaduto adducendo di non poter stabilire quale delle due parti dovesse dare precedenza, perché non presente al momento della collisione. L’agente si ritira senza aiutarci, lasciandoci in compagnia del vecchio.
Questi, dapprima ci aiuta a prendere contatto con l’assicurazione, quindi ci offre ospitalità e la disponibilità a farci da guida nella visita di Arches National Park ed infine ci perseguita…
Spiazzati da quest’eccessiva insistenza ci congediamo e andiamo direttamente al primo motel super otto che incontriamo sulla strada principale. Ormai stiamo dimenticando la brutta avventura ma suona il telefono in camera… una voce maschile, che non riusciamo a identificare subito, c’invita a raggiungere la reception. Non crediamo ai nostri occhi, la voce al telefono era quella del pensionato dell’incidente : ci aveva cercati e trovati individuando la nostra macchina fra le tante parcheggiate davanti all’albergo. Il motivo della visita? Semplicemente comunicare il numero di pratica dell’incidente da fornire all’Alamo alla consegna dell’auto. Rinnoviamo i saluti, sperando sia la fine della persecuzione e chiudiamo la nostra incredibile giornata con il tanto atteso pranzo, ormai diventato cena.
10 Agosto – Arches & Bryce Canyon - Anche questa mattina non ci serve la sveglia per aprire gli occhi: quando sono le sei, siamo già svegli. La voglia di vedere Arches National Park ci fa rompere gli indugi e ci proietta immediatamente giù dal letto. La vicinanza di un ristorante della catena Denny’s ci suggerisce una veloce colazione prima di affrontare la giornata. Non dimenticheremo mai il freddo subito in quel locale, l’aria condizionata sparata al massimo ci ha letteralmente surgelati!
Arches inizia con uno spavento: appena entrati nel parcheggio riservato ai turisti che devono fare il biglietto, un fuoristrada in retromarcia sfiora la nostra macchina e, solo l’uso del clacson, ci permette di evitare un altro impatto! Il resto è assolutamente meraviglioso: ci muoviamo nelle strade del parco ammirando formazioni rocciose dalle forme più svariate e archi naturali di roccia che sembrano disegnati. Solo il sole a picco a mezzogiorno e l’insufficiente riserva d’acqua ci impediscono di ammirare l’arco naturale più grande del mondo, diventato anche il simbolo dello Utah. Abbandoniamo a malincuore il parco e riprendiamo il cammino verso ovest sull’Highway 70. Giunti a Servir ci immettiamo sull’Highway 89 in direzione sud. Percorriamo un tratto in alta montagna, a quote oscillanti tra i duemila e tremila metri, accompagnati da repentini cambiamenti climatici. Alle 17 circa approdiamo a Panguitch, un piccolo centro abitato in prossimità del Bryce Canyon. Cerchiamo, con qualche difficoltà, un posto dove dormire: non ci sono motel super otto e motel six che, fino ad ora, hanno sempre soddisfatto le nostre necessità e quindi dobbiamo accontentarci di una camera in affitto. Il titolare del bungalow ci spiega che negli states non esistono tapparelle sulle finestre delle case perché nessuno teme il furto. Chi viola la proprietà altrui può essere freddato con un colpo di pistola e questo è un ottimo deterrente. Ascoltando il suggerimento del simpatico albergatore, andiamo a gustare il tramonto sul Bryce Canyon, raggiungendolo il parco in venti minuti. A differenza degli altri parchi, la distanza tra l'autoparcheggio e il primo view point è molto ridotta; dopo un centinaio di metri siamo già appagati! Davanti ai nostri occhi un immenso anfiteatro di pinnacoli rocciosi dai colori più svariati, circondato da una rigogliosa pineta che ospita al suo interno una riserva naturale tra le più ricche degli states. Il sole che tramonta, crea intensi giochi di luce che vanno a perdersi nelle pieghe capricciose di questi cumuli di roccia. Sprofondiamo in una meravigliosa sensazione di pace. Siamo piacevolmente sorpresi nel costatare che anche altri turisti, colpiti come noi dalla bellezza di questo luogo, rispettano la pace e il silenzio che vi regnano, ammirandolo in ossequiosa meditazione!
Passeggiamo tra i sentieri che percorrono questa porzione del canyon, apprezzandolo in ogni sfumatura.
A malincuore ritorniamo al parcheggio; di tanto in tanto ci voltiamo indietro, cercando di rubare qualche immagine del canyon prima che scompaia del tutto.
Rientriamo commentando il miraggio appena visto e raggiungiamo un piccolo ristorante di Panguitch dove gustiamo una discreta cena.

11 Agosto – Bryce Canyon National Park - La nuova giornata inizia con una super colazione presso un distributore della Texaco vicino al centro di Panguitch. Ordino un pezzo di torta con una cioccolata calda e il cameriere mi porta una fetta da ¼ e un boccale da 1/2...per la prima volta non riesco a finire.
Decidiamo di rivedere ancora una volta il Bryce Canyon, che non perde il suo fascino con la luce del giorno. A mezzogiorno riprendiamo l’Highway 89 in direzione sud, proseguiamo verso ovest in direzione Zion National Park e lo attraversiamo in macchina. La bellezza delle imperiose montagne dello Zion ci fa dimenticare le asperità di una strada piena di tornanti. Intorno alle 14 raggiungiamo la città di Hurricane dove facciamo rifornimento e pranziamo in una pizzeria. Qui facciamo amicizia con il gestore che, tradito dal mio abbigliamento sportivo firmato “robe di Kappa”, mi scambia per un calciatore e ci riserva un ottimo trattamento, offrendoci una delle due pizze.
Ripartiamo per Las Vegas imboccando l'Highway 15 in direzione sud ovest ed alle 17 e 30 circa siamo dentro la città più pazza d’America! Percorriamo la via principale (soprannominata “The Strip”) e ammiriamo gli innumerevoli alberghi casinò che sorgono lungo la stessa. Come in un grande carnevale ogni hotel rappresenta idealmente un mondo a sé! Si passa dal New York New York, dove un'imitazione della statua della libertà domina palazzoni simili ai grattacieli di Manhattan, al Venetian in cui, un finto Ponte del Rialto si erge su una Venezia in miniatura e i turisti possono fare un giro in gondola. Una brutta sorpresa ci attende: il costo delle camere d’albergo è ben oltre le nostre possibilità e, i prezzi letti su internet prima di partire, sono validi solo se si prenota il soggiorno con carta di credito. Dobbiamo quindi affrettarci e metterci in coda all’accettazione di un motel six che è preso d’assalto per i prezzi concorrenziali delle stanze. La fortuna vuole che riusciamo a trovare ancora una stanza libera e, quando sono le otto di sera, possiamo finalmente sdraiarci sul letto!
12 Agosto – Las Vegas - Trascorriamo l’intera mattinata alla ricerca di una cappella dove poterci sposare una seconda volta ma, anche in questo caso, il rito che suggellerebbe il nostro matrimonio a Las Vegas è troppo caro e dobbiamo abbandonare l’idea, accontentandoci dell’essere già marito e moglie.
Il pomeriggio vola tra un casinò e l’altro e ci rendiamo conto che questa città, fondata sugli eccessi e il divertimento ad ogni costo, non fa al caso nostro.
13 Agosto – Death Valley National Park - Alle 6 e 30 del mattino a Las Vegas ci sono la bellezza di 35 gradi e non vediamo l’ora di salire in macchina e accendere il climatizzatore! Prendiamo l'Highway 95 in direzione nord e ci dirigiamo verso la Death Valley che ci attende a due ore di cammino. A Beatty lasciamo l'Highway 95 per entrare nella 90 in direzione ovest. Deserti di roccia e polvere si aprono ai nostri occhi e raggiungiamo il parco intorno alle 11. Ad accoglierci, per rendere l’idea della desolazione che ci aspetta, non incontriamo il solito punto informazioni per turisti, bensì una casetta abbandonata che doveva fungere da ufficio. Seguendo le indicazioni giungiamo a Dante’s view, una piazzola panoramica situata in cima ad una montagna di roccia che ci permette di vedere dall’alto un’immensa valle bianca sotto il livello del mare. Il tempo di scattare alcune fotografie e ci rituffiamo in macchina, al riparo da un caldo insopportabile che supera i 40 gradi! La meta successiva è Zabrinsky Point, una piazzola situata in mezzo a colline di roccia dove non si vede nessuna traccia di vita, né animale, né vegetale. Il percorso ci porta quindi nel cuore della Death Valley, il "Bad Water Basin", situato proprio nel punto più basso della valle che abbiamo ammirato da Dante’s view. Scendiamo dalla macchina per passeggiare qualche minuto sulla passerella che domina le acque stagnanti e sulfuree del lago salato che sorge in questa valle. Un vento caldissimo e continuo scuote i nostri capelli facendoci sudare all’inverosimile; siamo nel punto dove si è registrata la temperatura più alta del pianeta in tutta la storia: 57 gradi centigradi! Resistiamo qualche minuto per immortalare questo momento e risaliamo in auto, questa volta per dirigerci verso l’uscita del parco. Prima di riprendere la 190 in direzione ovest ci fermiamo nuovamente sotto il torrido sole, per ammirare alcune dune di sabbia bianchissima che si affacciano lungo la strada. La valle della morte non smette di stupirci con le sue meraviglie. Un piccolo sforzo per resistere all’appetito sempre crescente e ci ritroviamo davanti ad un ottimo piatto di chees-burger e patatine in un ristorante lungo l’Highway190, appena fuori del parco.
Trascorriamo la restante parte della giornata in auto percorrendo l’Highway 395 in direzione sud, la 58 in direzione ovest, passando da Bakersfield, ed infine la 65 in direzione nord, fino a raggiungere il tranquillo paesino di Porterville, alle porte del Sequoia National Park. Affittiamo una camera in un motel super otto e andiamo a mangiare una pizza nell’unico pub aperto.
14 Agosto – Sequoia National Park - Ripartiamo di buon’ora alla volta del Sequoia National Park e ci fermiamo in un originalissimo ristorante a fare colazione: il locale, lungo la route 65, seminascosto da una fitta boscaglia, è interamente costruito in legno e al suo interno i tavoli, ben disposti e ordinati, sono imbanditi con tovaglie a quadretti rossi e bianchi. Sulle pareti sono affisse centinaia di foto di ragazzi in divisa militare che probabilmente hanno fatto parte di un plotone d’assalto della seconda guerra mondiale. Scegliamo delle brioche con marmellata e le accompagniamo con della cioccolata calda e del caffelatte. Riprendiamo il cammino e, ancor prima di entrare nel parco, iniziamo a vedere alberi sempre più alti e spessi. Un percorso guidato ci porta a visitare le meraviglie del Sequoia National Park e, con la nostra Alero, attraversiamo boschi di sequoie sempre più grandi, fino a giungere al “General Sherman”, la sequoia più grande del mondo: per chiudere la sua circonferenza occorrono trentadue persone unite con le braccia aperte! La giornata prosegue con un pranzo veloce e il tragitto lungo l’Highway 99 per arrivare a Yosemite National park. Alle 18 siamo alle porte del parco ma si è fatto tardi e decidiamo di cercare un posto dove trascorrere la notte, trovandolo in un romanticissimo paesino di montagna lungo l’Highway 120: Mariposa. Un piccolo motel a conduzione famigliare ci riserva una stanza molto rustica, adatta all’ambiente montano.
15 Agosto – Yosemite National Park - Ripercorriamo la 120 in senso opposto e arriviamo a Yosemite National Park alle prime luci dell’alba, immergendoci nella sua realtà avvolti da una fitta nebbiolina mattutina. Il sole non tarda ad arrivare e visitiamo i punti più suggestivi del parco, avvalendoci di una navetta molto comoda. Intorno a mezzogiorno riprendiamo il cammino per andare a San Francisco. Raggiungiamo la baia entrando dalla tangenziale attraverso il ponte di Oakland intorno alle 16. Per la prima volta paghiamo un pedaggio di qualche dollaro. Immediatamente c’immergiamo nel traffico caotico della metropoli, perdendo un paio d’ore nel tentativo di trovare un albergo, dove trascorrere le quattro notti in programma. La nostra impresa si conclude con successo alle 18 quando troviamo un ottimo hotel a due passi dal Fisherman Worf, dotato di parcheggio interno dove lasciamo riposare la macchina per il resto del soggiorno. Trascorriamo la serata a passeggio lungo il Fisherman Worf, la zona più viva e suggestiva della città. L'atmosfera è rallegrata da una miriade di locali e centri commerciali che anima la passeggiata della baia. Il clima freddo e ventoso che caratterizza San Francisco c’invita ad usare un abbigliamento pesante al quale non siamo più abituati.
16 Agosto – San Francisco & Alcatraz - La giornata si apre all’insegna dello shopping, tra i negozi della market street e quelli del Fisherman Worf. La market street oltre ad offrire spunti per gli acquisti, è una via che divide in due la città: da un lato la zona ricca e signorile, dall’altro quella povera e malfamata. I barboni, presenti ovunque, non creano fastidi alle altre persone e giacciono a mendicare seduti lungo i marciapiedi.
Nel pomeriggio prendiamo il traghetto per raggiungere l’isola di Alcatraz in cui sorge il penitenziario che ospitò alcuni tra i criminali più famosi, tra cui Al Capone. Data la grande affluenza di turisti, è necessario prenotare il biglietto di ingresso con largo anticipo; noi lo abbiamo fatto sfruttando il sito internet dedicato. Il carcere è diventato famoso per la leggendaria fuga di tre uomini che sono riusciti ad evadere ricavando un passaggio nei condotti di aerazione dell’edificio e, una volta liberi, hanno sfidato le gelide acque della baia per raggiungere la terra ferma e la libertà. L’episodio, oltre ad aver ispirato numerosi film tra cui “fuga da Alcatraz” con Clint Eastwood, ha indotto il presidente Kennedy ad ordinarne la chiusura negli anni sessanta. La prigione, considerata fino ad allora di massima sicurezza, era stata espugnata e i costi di gestione troppo elevati hanno reso inevitabile il suo fallimento.
17 – 18 Agosto – San Francisco - Trascorriamo queste due giornate all’insegna dello shopping e della visita della città, sfruttando i comodi autobus che la attraversano. Saliamo anche sui famosi tram che hanno fatto la storia di San Francisco.
19 Agosto – Carmel & Monterey - Riprendiamo il nostro cammino per tornare a sud, verso Los Angeles. Imbocchiamo l'Highway 1 sulla costa del pacifico per goderci il panorama dell’oceano e visitare in successione Carmel e Monterey, due piccoli centri abitati resi famosi dalle vicende storiche del passato. Il primo è caratterizzato dalla presenza di ville e edifici di alto livello, il secondo è un tipico villaggio di pescatori che ha conosciuto il suo massimo splendore nell’ottocento con il commercio del pesce azzurro e ha avuto un sindaco illustre: Clint Eastwood. Trascorriamo la notte in un motel a conduzione indiana nel centro abitato di S.Maria, a nord di Los Angeles.
20 Agosto – Malibù e Los Angeles - Il percorso riprende verso sud alla volta di Malibù piccolo centro abitato reso famoso dalla presenza di numerosi surfisti che, soprattutto d’estate, popolano le grandi spiagge oceaniche in attesa dell’onda perfetta. In tarda mattinata raggiungiamo la famosissima Venice Beach di Los Angeles, trascorrendo un paio d’ore ad ammirare le postazioni dei baywatch e i negozietti di souvenir lungo la passeggiata. Pranziamo in un originalissimo bar on the beach godendoci la fresca brezza oceanica e la splendida giornata di sole. Nel pomeriggio ci dirigiamo verso il centro città alla ricerca di un albergo dove trascorrere le restanti notti prima del rientro in Italia. Troviamo un buon motel a conduzione indiana nella zona di Hollywood. Qui troviamo anche i biglietti per la visita degli Universal Studios.
21 Agosto – Los Angeles & Universal Studios - Dedichiamo l’intera giornata alla visita degli Universal Studios, dove sono realizzati i film. Ci imbattiamo nello stand dedicato alla serie Terminator e qui assistiamo allo spettacolo teatrale che rappresenta il tema della saga. Entriamo nei vari stand dedicati alle tecniche di realizzazione degli effetti speciali e ci sono spiegati molti dei trucchi usati per ottenerli. Assistiamo infine allo spettacolo di Spiderman e quello di Waterworld, il famoso film di Kewin Kostner.
22 Agosto – Los Angeles & Hollywood - Trascorriamo l’intera giornata a Hollywood alla ricerca di souvenir, ammirando le stelle dorate stampigliate sulla famosa "Walk of Fame", rappresentanti ciascuna una star americana dello spettacolo. Davanti al famoso teatro cinese possiamo ammirare le impronte di alcuni tra i più famosi attori del cinema mondiale, da Al Pacino a Sofia Loren.
23 Agosto – Los Angeles, Beverly Hills & Rodeo Drive - Concludiamo il nostro tour con la visita dei quartieri di Bel Air, Beverly Hills e la famosa Rodeo Drive immaginando per un attimo di essere Julia Roberts e Richard Gere in Pretty woman.
24 Agosto – Los Angeles & Torino - Abbandoniamo mestamente Hollywood per raggiungere l’aeroporto di Los Angeles. Restituiamo la mitica Alero special e attendiamo fino alle 16 l’aereo che ci riporterà in Italia.

13 Luglio 2007

Sono passati ormai quattro anni ma il ricordo di questa vacanza è ancora così bello e vivo che mi sembra ancora ieri. Anzi, devo dire che lo scorrere del tempo non fa altro che rafforzare l’idea di tornare a rivedere questi luoghi meravigliosi.